MESSINA DENARO - CONIUGI BONAFEDE NON RISPONDONO

di Marco Scavino

Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri, marito e moglie, i vivandieri accusati di avere ospitato Matteo Messina Denaro nella loro casa di Campobello di Mazara, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al Gip Alfredo Montalto. Secondo gli inquirenti, la coppia avrebbe ospitato “in via continuativa e per numerosi giorni”, nella sua casa di Campobello di Mazara, il padrino all’epoca latitante. Abitualmente, dunque, il boss sarebbe andato a pranzo e a cena nell’appartamento dei due, entrando e uscendo indisturbato grazie ai controlli che i Bonafede svolgevano per scongiurare la presenza in zona delle forze dell’ordine. I coniugi – secondo i pm – avrebbero dunque fornito al boss “prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue esigenze personali e al mantenimento dello stato di latitanza”. Lorena Lanceri, secondo gli inquirenti, sarebbe stata inoltre legata sntimentalmente al boss. Emanuele Bonafede, fratello di Andrea Bonafede, anche lui arrestato nelle scorse settimane con l’accusa di aver fatto avere al capomafia le prescrizioni sanitarie compilate dal medico Alfonso Tumbarello, anche lui finito in carcere, è nipote dello storico capomafia di Campobello di Mazara Leonardo e cugino di un altro Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l’identità a Messina Denaro per consentirgli di sottoporsi alle terapie oncologiche. Fa discutere intanto il ritrovamento di un pizzino in cui Messina Denaro parlando del proprio male alla sorella Rosetta le comunica di aver deciso che non appena avrebbe capito di non svere più speranza si sarebbe ucciso e a lei il compito di sistemare le cose dopo.

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