Si contano già 17 morti nel mar mediterraneo a 17 giorni dall’inizio del 2023, oltre 20 mila i morti dal 2014 ad oggi. Ad intervenire è l’organizzazione internazionale per le migrazioni il cui direttore Laurence Hart è stato audito alle commissioni riunite affari costituzionali e trasporti della camera che stanno esaminando il decreto legge sulla stretta alle navi ong. Per Hart la priorità resta il ssalvataggio delle vite umane in Libia mentre il porto sicuro va valutato a seconda della casistica dei vulnerabili a bordo: se ci sono sofferenze allontanare il porto di sbarco è un problema non trascurabile”. L’esponente dell’Oim ha inoltre ribadito che “la Libia non è un porto sicuro ed il numero delle persone riportate a terra dalla guardia costiera libica non collima con quello delle presenze nei centri di detenzione e questo apre a speculazioni.
Non è bloccando le navi umanitarie che si fermano i flussi”, è quanto invece sostiene Chiara Cardoletti, rappresentate dell’Agenzia Onu per i rifugiati anche lei in audizione alle commissioni riunite.
Audito anche l’ambasciatore Pietro Benassi, rappresentante permanente per l’Italia presso l’Unione europea. Il regolamento di Dublino ha creato un “insostenibile carico sui Paesi rivieraschi”, ha detto , nel 2022 è stata rilanciata l’iniziativa da parte di Italia e Francia per il ricollocamento volontario dei migranti sbarcati con l’adesione di 23 Paesi, ma a fronte di 3mila persone da ricollocare dal’Italia il risultato complessivo degli impegni ad oggi è stato oltemodo insoddifacente, con soli 207 richiedenti asilo trasferiti tra Germania, Francia, e Lussemburgo
IMMIGRAZIONE - OIM, GIA’ 17 MORTI NEL 2023
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