Si torna in aula, a Palermo, per il processo Open Arms. Anche oggi il ministro Matteo Salvini, imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito lo sbarco a Lampedusa dei profughi a bordo della nave della ONG spagnola, è presente in aula. Le convulse operazioni di salvataggio dei migranti a bordo di tre imbarcazioni in difficoltà, svolte dalla Open Arms l’1 agosto del 2019, sono state al centro della deposizione di Francisco Gentico, volontario della ong e teste di parte civile. “Per primo avvistammo una barca di legno sovraccarica. Ci hanno mostrato i bambini. Nessuno era al comando del barcone che girava in tondo – ha detto – Non c’erano giubbotti di salvataggio solo pneumatici e c’era molto caldo. Uno dei bambini, tutti piccolissimi, non stava bene”. Poche ore dopo il secondo soccorso di un gommone mezzo sgonfio con a bordo 69 persone. “C’ erano due donne incinte e due bimbi, uno dei quali stava male”. Il terzo soccorso il 9 agosto. “Ricevemmo una segnalazione di una barca in zona Sar maltese. Il mare era agitato. A bordo c’erano 39 persone, stavano male, vomitavano e uno mostrava la gamba dicendo che l’avevano ferito con una pistola. Ci dissero che avevano bevuto acqua di mare. Finchè avevamo a bordo 120 persone – ha aggiunto – la situazione era sotto controllo, ma con l’ultimo salvataggio le cose si fecero difficili. Avevamo poca acqua e non sapevamo quanto saremmo rimasti in mare. Facemmo rotta per Lampedusa. Restammo davanti all’isola per cinque giorni. Nel frattempo le condizioni fisiche e psichiche delle persone cominciarono a peggiorare. Alcuni avevano la scabbia. Vedendo la terra vicina, in quattro si buttarono in acqua per raggiungerla a nuoto. Quando li riportammo a bordo – ha concluso – gli altri hanno cominciato a picchiarli. C’era una situazione di isteria, eravamo fuori controllo. Temevano di essere riportati in Libia”.
OPEN ARMS - DEPONE VOLONTARIO DELLA ONG
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