IMMIGRAZIONE - IMMIGRATI NON GRADISCONO CIBO

di Viviana Sammito
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“Siamo riusciti a convincere i naufraghi a rimanere immobili e calmi per quanto fosse possibile tenuto conto che la barca stava affondando. Abbiamo quindi iniziato a distribuire i giubbotti di salvataggio. Immediatamente dopo l’imbarcazione è affondata davanti ai nostri occhi”. Alla ResQ People C’è Cecilia strada, figlia di Gino fondatore di emergency. Lei, responsabile della comunicazione della ong, ha fatto sapere che è stato assegnato il porto di Trapani dove conta di giungere venerdì pomeriggio. A Lampedusa regna il caos con i minorenni che abbandonano panini e acqua naturale sui muri e vanno in città in cerca di cibo di loro gradimento. La Croce rossa italiana a Lampedusa distribuisce, al momento, nell’hotspot 6.800 pasti, tre volte al giorno più una merenda. Ogni migrante non può ritirare più volte il cibo perché ogni persona che prende il sacchettino e le bottigliette d’acqua viene segnata. Dall’1 gennaio a oggi sono stati circa 123 mila gli ingressi irregolari, di cui 84mila con barchini, 39mila recuperati con mezzi di soccorso, e circa 5500 dalle ong. sono i dati illustrati dal presidente del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale Mauro Palma. Eppure – ha riflettuto – il dibattito si è più focalizzato su questi ultimi. Invece il problema è molto diverso e andrebbe affrontato diversamente. Dobbiamo chiederci perché le persone lascino i Paesi e rassicurare le comunità come Lampedusa. Un sit in davanti al comune è stato promosso dai lampedusani che Chiedono – hanno detto – prima di tutto, che l’isola venga svuotata e la situazione torni alla ‘normalità. Ma anche che la politica nazionale e internazionale consideri canali di ingresso regolari e voli umanitari per eliminare, alla radice, il problema. E se dobbiamo andare alla radice dobbiamo cambiare le politiche estere dei nostri governi che provocano l’emigrazione. E poi chiediamo che venga applicata, anche a Lampedusa, la Costituzione e che i nostri diritti possano essere garantiti perché noi da 30 anni subiamo una violenza continua”. L’ha detto Giacomo Sferlazza del movimento “Pelagie Mediterranee” al sit-in di isolani che va avanti da due giorni davanti al municipio di Lampedusa. “

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