Nella notte tra il 18 e il 19 aprile 2015, oltre 1.100 persone persero la vita nel Canale di Sicilia, davanti alle coste libiche, per il naufragio dell’imbarcazione con la quale stavano cercando di raggiungere l’Italia. Nel decennale di una delle più grandi stragi di migranti, il commento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “La Repubblica italiana ricorda quelle tante donne e tanti uomini, molti destinati a restare senza nome. È la nostra civiltà a impedirci di voltare le spalle, di restare indifferenti, di smarrire quel sentimento di umanità che è radice dei nostri valori. Il necessario contrasto all’illegalità, la lotta alla criminalità, si nutrono della predisposizione di canali e modalità di immigrazione legali che, con coerenza, esprimano rispetto nei confronti della vita umana”. La dinamica del sinistro marittimo è controversa. L’imbarcazione naufragata era un peschereccio di nazionalità eritrea, alta almeno 23 metri e divisa in tre livelli. Mentre era a circa 100 chilometri a nord della costa libica e a 200 a sud dell’isola italiana di Lampedusa, con a bordo le persone migranti, costrette dagli scafisti a entrare nella stiva, al secondo livello ed in cima alla nave, ha inviato una richiesta di aiuto attorno alla mezzanotte tra sabato 18 e domenica 19 aprile. Secondo la Procura della Repubblica di Catania il rovesciamento della nave sarebbe stato determinato da due concause: primo, le manovre errate compiute dal comandante del peschereccio con a bordo i migranti che, nel tentativo di abbordare il mercantile King Jacob, ha determinato la collisione tra le navi; secondo, il sovraffollamento del natante, che è stato sbilanciato dalle manovre errate e dagli spostamenti dei migranti a bordo. Il procuratore Giovanni Salvi ha escluso qualsiasi tipo di responsabilità a carico del personale dell’imbarcazione portoghese.
NAUFRAGIO 2015 - MATTARELLA: ” REPUBBLICA ITALIANA RICORDA”
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