150 casi l’anno. E’ il numero necessario al mantenimento della Breast Unit dell’ASP di Ragusa, l’equipe multidisciplinare che in pochi anni è riuscita ad affermarsi e ad essere riconosciuta come centro regionale di riferimento per la senologia in Sicilia e che il 31 dicembre potrebbe chiudere se non si dovesse riuscire a garantire il numero minimo di prestazioni richieste. Collegata al Cannizzaro di Catania, da tempo sta cercando di rendersi indipendente ma a mancare sono proprio i numeri, nonostante l’impegno dell’azienda sanitaria iblea. “Abbiamo chiesto una proroga – ci ha detto il direttore sanitario, la dr.ssa Sara Lanza – e stiamo lavorano per dare visibilità a questa realtà, anche attraverso degli eventi, oltre che per garantire un percorso completo e d’eccellenza alle donne con tumore al seno, dagli screening alle cure e agli interventi. Purtroppo, però, se molte delle donne che scoprono di avere un cancro scelgono poi di andare altrove a curarsi, o vengono dirottate fuori, la sorte della Breast Unit non dipenderà più da noi. Noi vogliamo che le nostre donne abbiano la possibilità di curarsi a Ragusa, nelle strutture dedicate all’interno degli ospedali “Maria Paternó Arezzo” e “Giovanni Paolo II”. Immediatamente, non appena si è diffusa la voce di un rischio chiusura, un gruppo di 30 donne e uomini della provincia di Ragusa ha costituito un comitato. Si chiama “La sirena – voce donna” e a guidarlo è la presidente Carmela Boncoraglio. Mentre ci parla della sua esperienza, si emoziona talmente tanto che quasi si commuove al ricordo dei medici che le hanno salvato la vita.
CARMELA BONCORAGLIO PRESIDENTE COMITATO “LA SIRENA – VOCE DONNA”
RAGUSA - LA BREAST UNIT RISCHIA DI CHIUDERE?
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