botta e risposta sui social tra il deputato regionale di controcorrente Ismaele La Vardera e il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani dopo l’inchiesta sugli appalti truccati e pilotati nella sanità siciliana che ha visto in primo piano totò Cuffaro e Saverio romano insieme ad altri 16 indagati per i quali la procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari.
In un post pubblicato ieri sulla sua pagina facebook Ismaele La Vardera scriveva domani, cioè oggi, Schifani potrebbe fare un passo indietro, Da roma la Meleoni pressa per far dimettere il governatore, noi, scrive La Vardera, siamo pronti a liberare la Sicilia e martedi sit in di protesta sotto la presidenza della Regione.
Poco dopo arriva la smentita del presidente Schifani con un post in cui si legge Fake postando lo screen del commento di La Vardera. Il presidente scrive Giornalismo falso e creativo allo stato puro, storie spettacolari, fonti invisibili e verifiche rimandate a data da destinarsi, ma in fondo se La Vardera le controllasse davvero, ci toglieremmo tutto il divertimento,
parole che non sono piaciute al leader di Controcorrente che sempre sui social contrattacca, il governatore Schifani in silenzio per giorni esce sui social per attaccare me. Piuttosto che rispondermi sui social, scrive La Vardera, perchè non viene a riferire in aula rispetto ad un totale e completo fallimento di cui le ne è il solo responsabile avendo lasciato la Sicilia in mano a dei banditi? PS non faccio giornalismo, continua La Vardera, io esercito il mio ruolo da parlamentare e racconto le sue nefandezze se ne faccia una ragione.
anche il movimento 5 stelle invita il presidente Schifani a venire e riferire in aula. Le indagini della procura di Palermo hanno fatto già emergere che le nomine sono state fatte secondo una spartizione politica sul modello del ‘manuale Cencelli’. Schifani azzeri tutti i vertici della Sanità siciliana, dichiara Roberta Schillaci segretaria della commissione regionale antimafia e vice capogruppo del movimento 5 stelle all’ARS, perché frutto di una spartizione partitica che non guarda esclusivamente al merito”.
