APPALTI PILOTATI - INTERROGATI, IN 4 RESPINGONO LE ACCUSE

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Proseguono gli interrogatori preventivi del gip di Palermo nell’ambito dell’inchiesta su presunti appalti e concorsi truccati con al centro l’ex governatore siciliano Totò Cuffaro. “Non conosco l’imprenditore Vetro e non mi risulta abbia partecipato ad alcuna gara indetta dal Consorzio di Bonifica”. Così si è difeso oggi Giuseppe Giovanni Tomasino, direttore generale del Consorzio di bonifica Sicilia occidentale. Secondo l’accusa, in cambio di denaro, avrebbe favorito nell’aggiudicazione delle gare l’imprenditore Alessandro Vetro, segnalato da Cuffaro. In una intercettazione a casa dell’ex presidente della Regione, Vetro parla infatti di una mazzetta e secondo gli inquirenti sarebbe stata destinata a Tomasino che avrebbe dovuto riceverla dal deputato regionale della Dc Carmelo Pace. Lui però nega tutto e ha detto al gip “Non mi risulta che Vetro abbia partecipato a un bando del Consorzio”. Per quanto riguarda l’eventuale accordo con le commissioni aggiudicatrici di appalti, Tomasino ha spiegato che “è impossibile, perché il Presidente della commissione viene selezionato da un elenco a cui si accede tramite concorso pubblico”. Concluso l’interrogatorio di Tomasino, è iniziato quello di Alessandro Maria Caltagirone, l’ex direttore generale dell’ASP di Siracusa. L’indagine che lo vede coinvolto si concentra su una gara da dieci milioni di euro per i servizi di ausiliariato e reception dell’azienda, affidata, secondo l’accusa illegittimamente, alla Dussmann Service. Il gip oggi ha sentito anche Antonio Iacono, dirigente del Trauma center dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, che, prima di lasciare il Tribunale, si è detto “molto amareggiato”. La contestazione riguarda un concorso di stabilizzazione per 54 Oss di Villa Sofia, nel giugno 2024. Per l’accusa ci sarebbe stato un “patto corruttivo” tra lui, Cuffaro e Vito Raso per fare vincere le persone raccomandate. “Ho ricevuto diverse segnalazioni, non solo da Cuffaro, ma nessuna ha avuto seguito. Tutti i 54 concorrenti erano destinati ad essere assunti. Non si è trattato di un vero concorso, ma di una graduatoria per la stabilizzazione di lavoratori chiamati durante l’emergenza Covid, che senza quella graduatoria sarebbero stati mandati a casa e l’azienda sarebbe andata in default” ha concluso. Secondo l’accusa, Raso avrebbe consegnato in anteprima ai candidati le tracce del concorso. Iacono, invece, avrebbe ricevuto le promesse di conseguire l’incarico di direttore dell’unità di Anestesia e rianimazione della stessa azienda. “Io avevo ritirato la mia candidatura da tempo, perché non ero interessato” ha replicato lui. Interrogato, infine, il manager della sanità Roberto Colletti. Il suo avvocato, Giuseppe Di Stefano, ha detto “Abbiamo chiarito la nostra posizione, ci aspettiamo un provvedimento favorevole”.

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