MARINA DI OGNINA - NUOVE RIVELAZIONI DAL “RELITTO DELLE OLLE”

di Viviana Sammito
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Nuove Rivelazioni arrivano dal “Relitto delle Olle” nel Siracusano, sui fondali di Marina di Ognina. Coordinata dalla Soprintendenza del Mare, la missione ha utilizzato sofisticate attrezzature per una documentazione tridimensionale e una prima fase di pulizia stratigrafica dei sedimenti. Una recente missione scientifica di studio, denominata “Relitto delle Olle” (dal nome di alcune ceramiche rinvenute), ha permesso agli esperti di definire meglio le caratteristiche dell’imbarcazione e del suo carico, aprendo nuove prospettive sulla navigazione nel Mediterraneo tra il V e il VI secolo d.C. Nel corso delle ultime immersioni, il team ha inoltre recuperato importanti reperti: un vaso usato come bollitore e un’olla con coperchio. «Grazie alle moderne e sofisticate attrezzature, proseguiamo nel solco della ricerca scientifica – ha dichiarato l’Assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato – si tratta di operazioni utili a chiarire tipologia e cronologia dell’imbarcazione, nonché a comprendere meglio la natura del carico e le dinamiche dell’affondamento». Il Soprintendente del Mare, Ferdinando Maurici, ha sottolineato lo straordinario valore del sito: «Il “Relitto delle Olle” si presenta come un sito di straordinario potenziale, ancora ricco di informazioni non immediatamente percepibili. Il carico, estremamente omogeneo, è fortunatamente giunto fino ai giorni nostri in condizioni ottimali, non avendo subito significative alterazioni, né danni dovuti a interventi clandestini». I prossimi sforzi saranno dedicati alla completa delimitazione del carico per stimare con maggiore precisione le dimensioni originali dell’imbarcazione. Gli archeologi nutrono forti speranze che, al di sotto del carico ceramico, possa essersi conservata parte della struttura lignea dello scafo, nonostante le pochissime tracce finora individuate. Le prime tracce del relitto, databile tra il V e il VI secolo d.C., furono individuate a 70 metri di profondità, a circa un miglio dalla costa siracusana, già sei anni fa. La scoperta si deve all’ispettore onorario per il patrimonio culturale sommerso Fabio Portella e a Stefano Gualtieri, durante un’immersione di mappatura.

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