Terremoto politico – giudiziario a Palermo. I carabinieri hanno arrestato l’ex consigliere comunale di Palermo di Fratelli d’Italia Mimmo Russo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso, concorso in estorsione aggravata e concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. L’inchiesta è stata coordinata dalla Dda di Palermo guidata dal procuratore Maurizio de Lucia. Con lui sono indagati Gregorio Marchese, definito dal gip la “costola” del politico e figlio dello storico killer della famiglia mafiosa di Corso dei Mille, Filippo Marchese, e il consulente d’azienda Achille Andò. Per entrambi, accusati di corruzione ed estorsione, sono stati disposti i domiciliari. L’indagine è nata da alcune intercettazioni a carico di un gruppo imprenditoriale impegnato nella realizzazione di due centri commerciali. E’ emersa così l’esistenza di un comitato che si stava occupando della costruzione a Palermo, nel quartiere Roccella, di un ipermercato a capo del quale c’era proprio Russo, che si è attivato per sbloccare la variante del piano regolatore per fare in modo che la struttura potesse sorgere su terreni destinati fino ad allora a verde agricolo. “Lo scopo di questa manovra – secondo il gip – era quello di consentire a Russo di appuntarsi il merito della costruzione del centro commerciale con gli imprenditori ed i professionisti interessati, in cambio del quale avrebbe potuto promettere assunzioni presso il medesimo centro commerciale in occasione delle elezioni comunali del 2022, alle quali si è presentato come candidato, e ottenere così, in cambio, un pacchetto di voti. Cosa nostra, in pratica, attraverso di lui, attivo in politico dagli anni ’90 con vari ruoli, avrebbe avuto così il controllo delle elezioni comunali e regionali. “I posti di Iavoro – si legge nel provvedimento – venivano promessi in particolare ad esponenti della criminalità organizzata, che così veniva ulteriormente coinvolta nella realizzazione del progetto”. Sono una decina i pentiti che accusano Mimmo Russo. Dichiarazioni pesanti che vengono da ex mafiosi di diversi mandamenti palermitani che raccontano che Russo pagava a Cosa nostra le preferenze con denaro, buoni di benzina, posti di lavoro.
Mafia:pm indagano anche su gestione ippodromo Palermo
Figlio killer intercettato sono come Giovanna D’Arco
PALERMO
(ANSA) – PALERMO, 09 APR – “Io sono il masaniello oppiure Giovanna D’Arco, quindi lo Stato è contro il popolo e io con il popolo”. Così Gregorio Marchese, figlio di uno dei più spietati killer di Cosa nostra Filippo Marchese, parlava non sapendo di essere intercettato. Marchese è finito ai domiciliari nell’inchiesta sull’ex consigliere comunale di Fdi Mimmo Russo con le accuse di estorsione e corruzione. Parlando dell’interessamento suo e di Russo all’ippodromo, che era per loro una sorta di stipendificio, Marchese diceva: “noi lo facciamo solo per filantropia, per amore verso la città”. E sulla gestione dell’ippodromo il gip punta il dito anche contro Massimo Pinzauti, procuratore generale della Sipet, la società che aveva vinto la gara per la gestione della struttura e che avrebbe consentito che Marchese fosse il suo braccio operativo a Palermo. Il dirigente, secondo gli inquirenti, non si sarebbe fatto scrupolo di usare le intimidazioni mafiose di Marchese per far rinunciare due professionisti a riscuotere i loro crediti verso la Sipet. (ANSA).
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