CATANIA - COLPO AI PILLERA-PUNTINA, 10 ARRESTI

di Viviana Sammito
384 visite

Bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio, aggravati dal metodo mafioso e dal fine di agevolare l’associazione mafiosa “PILLERA-PUNTINA”: nell’ambito dell’operazione filo conduttore, la guardia di finanza del comando provinciale di Catania ha consegnato alla giustizia 10 soggetti, di cui 4 in carcere, ovvero gli indagati che hanno un ruolo principe nell’inchiesta, e 6 agli arresti domiciliari: il legale rappresentante della ditta individuale di Misterbianco, due dipendenti della società fallita di Trecastagni, un dirigente e due dipendenti dell’operatore economico affidatario delle commesse alle società riconducibili al sodalizio criminale. Sono stati sequestrati beni e risorse finanziarie per 1.250.000 euro, corrispondente al valore stimato dei lavori sottratti all’impresa fallita. L’indagine ha preso vita nell’ambito del fallimento a fine 2018 di una società di Pedara impegnata nel settore dell’installazione e manutenzione per impianti telefonici, gravata da ingenti debiti erariali per circa 8 milioni di euro, e durante la quale erano stati già indagati gli stessi soggetti: di cui 4, tutti amministratori di fatto e in diritto della società, accusati di avere distratto il compendio aziendale della fallita società a beneficio di un nuovo organismo societario, con sede legalea Trecastagni, sempre riconducibile agli stessi soggetti. Nel 2021, dopo la segnalazione del progressivo calo delle commesse dell’amministratore giudiziario nominato per la gestione della società sequestrata, le Fiamme Gialle etnee hanno scoperto lo stesso modus operandi: lo svuotamento dell’operatività aziendale con il progressivo depauperamento dei pacchetti di contratti di prestazione di servizi dirottati in favore di due nuove realtà imprenditoriali: una S.r.l. con sede a Mascalucia e socio unico un soggetto legato da stretti vincoli parentali con il figlio della sorella del capo clan Turi PILLERA e una ditta individuale con sede a Misterbianco (CT), costituita ad hoc e con a capo un prestanome. Le società, è stato accertato dalla guardia di finanza, erano tutte riconducibili alla famiglia mafiosa, che era stata allontanata dalla società sotto il controllo giudiziario. Il fine ultimo era il riciclaggio di denaro. un modus operandi confermato da un collaboratore di giustizia. L’unica società che continuava a sostenere affidamenti era quella di Trecastagni in amministrazione giudiziaria: dirigenti e lavoratori dell’operatore economico appaltante non volevano la totale estromissione dell’impresa sia per evitare sospetti, sia per tentare di riacquisire il controllo diretto o indiretto della società sottoposta alla gestione dell’amministratore giudiziario.

Potrebbe interessarti anche:

©2022 Video Mediterraneo – Powered by Rubidia. Tutti i diritti riservati | R.V.M. Srl – S.S. 115 Km 339,500 – Modica (RG) | P.Iva 00857190888.