PALERMO - ANNIVERSARIO GIULIANO, “CREDERE IN GIUSTIZIA”

di Viviana Sammito
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“Cosa saremmo noi se 46 anni fa una voce alla radio non avesse dato la notizia di una sparatoria in via di Blasi. Cosa saremmo noi se la nostra vita fosse rimasta uguale, normale, serena. Cosa saremmo noi se in tutti questi anni avessimo avuto confronti, consigli, contrasti e abbracci. Inizia così il post di Selima Giorgia Giuliano, figlia di Boris Giuliano, il capo della squadra mobile di palermo ucciso in un agguato mafioso da Leoluca Bagarella al bar Lux in via Francesco Paolo Di Blasi, il 21 luglio 1979. Giuliano fu tra i primi a capire le trasformazioni criminali di Palermo negli anni Settanta e a cogliere i rapporti tra politica e Cosa nostra. Come saremmo diventati? – scrive la figlia – Saremmo stati migliori, forse, o forse saremmo stati solo più ‘pieni’ e i nostri occhi avrebbero avuto quella luce particolare che ha chi è abituato a vedere, in chi ama, l’amore e la dolcezza infinita. E invece siamo noi con le nostre storie uguali di figli, fratelli, coniugi e genitori di vittime della mafia. siamo noi che nonostante il tempo percepiamo ancora il vuoto, ci commuoviamo e ci emozioniamo. Siamo noi che continuiamo a sperare e a credere nella giustizia e nello Stato”. Oggi si sono tenute due cerimonie di commemorazione: a Palermo era presente il gonfalone della Regione con, in rappresentanza del governo, su delega del presidente Schifani, l’assessore Alessandro Aricò che ha deposto una corona d’alloro. Il suo nome – ha dichiarato il presidente della Regione, Renato schifani – resta sempre un riferimento per le nuove generazioni delle forze dell’ordine. Ricordarlo oggi significa riaffermare il valore della memoria come fondamento di un autentico impegno civico. A lui il nostro omaggio. Alla sua famiglia, in questo giorno di raccoglimento, esprimiamo vicinanza e gratitudine». Acuto investigatore, innovativo nell’introdurre nuovi metodi di indagine – ha detto Roberto Lagalla, sindaco di palermo – Boris Giuliano può essere considerato uno dei primi poliziotti ad aver rivoluzionato il modo di combattere la criminalità organizzata. Ancora oggi la sua resta un’eredità da non disperdere e la sua memoria serve da sprone per un rinnovato impegno civile contro la mafia”. Un’altra cerimonia si è tenuta a Piazza Armerina, città natale di borsi giuliano e nella cui cappella di famiglia è sepolto.

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