Non bastarono le due guerre mondiali per mietere stragi di vite innocenti. Nel giorno del ricordo, oggi l’Italia si stringe attorno ad uno dei capitoli più bui e dolorosi della storia post secondo conflitto mondiale: i massacri compiuti dai partigiani jugoslavi ai danni di militari e civili italiani nelle foibe: cavità profonde tipiche della regione carsica del Friuli Venezia Giulia e dell’Istria. Dopo l’8 marzo 1943, le forze armate italiane si sfaldarono a seguito del crollo del regime fascista. In quel momento, il potere passò al movimento di liberazione jugoslavo nella regione dell’Istria. I massacri delle Foibe si riferiscono alle migliaia di italiani che furono torturati, assassinati e gettati nelle foibe dalle milizie jugoslave di Tito, Josip Broz, un rivoluzionario comunista jugoslavo, statista e dittatore, leader della Jugoslavia dal 1945 fino alla sua morte nel 1980. Fece vittime non solo gerarchi fascisti o esponenti politici, ma anche semplici membri della comunità italiana, considerati ostacoli per l’affermazione del nuovo corso politico. Le violenze iniziarono con l’instaurazione di “poteri popolari” e tribunali rivoluzionari, che emisero centinaia di condanne a morte. La maggior parte delle persone perse la vita anche nelle prigioni o nei campi di concentramento jugoslavi o durante le marce di trasferimento. Si stima che tra le quattromila e le diecimila persone siano state uccise e gettate nelle foibe, principalmente ex fascisti, collaborazionisti e repubblichini.
GIORNO DEL RICORDO - IL MASSACRO POST GUERRE DI INNOCENTI
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