AMBIENTE - MARE RICCO DI VITA MA MINACCIATO DALL’UOMO

di Katjuscia Carpentieri
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Un mare ricco di vita, ma minacciato dalla presenza sempre più invasiva dell’uomo. È la fotografia che emerge dal monitoraggio condotto lungo le coste del Mediterrano e non solo, presentata al convegno nazionale ‘Il mare di domani’, l’assemblea generale conclusiva dello Spoke 1, unità di ricerca del National Biodiversity Future Center. Nei dettagli è stata presentata una campagna di monitoraggio con centinaia di sensori low-cost, stagni e miniaturizzati, applicati a vari organismi, tra cui banchi di Posidonia, in aree come Capo Gallo, Isola delle Femmine, Castellammare del Golfo e Ustica, in Sicilia. Questa rete di ‘sentinelle’ misura in tempo reale parametri vitali come temperatura, ossigeno e pH, rivelando come ogni organismo risenta delle condizioni microclimatiche che lo circondano. “Abbiamo cambiato completamente paradigma: prima si usavano pochi sensori molto costosi, distribuiti ogni 100 chilometri. Oggi, grazie alle risorse del Nbfc, possiamo distribuire 100 sensori ogni chilometro”, ha spiegato Gianluca Sarà, professore ordinario di Ecologia all’Università di Palermo e coordinatore scientifico dello Spoke 1 del National Biodiversity Future Center.

il monitoraggio conferma anche criticità profonde, specialmente in Sicilia,
“Lo stato attuale è di un uso del mare molto ampio che, in alcune situazioni, ha portato a un livello di degrado elevato – ha avvertito Sarà -. E ciò che facciamo a terra si riverbera inevitabilmente in mare, influenzandone la salute”. Questo degrado non compromette solo le specie, ma il funzionamento stesso degli ecosistemi, con ripercussioni dirette sul benessere e la salute dell’uomo, che di quegli ecosistemi fa parte”.

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