PALERMO - MORTE SOSPETTA, SCHIFANI INCONTRERA’ VERTICI

di Viviana Sammito
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Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, vuole vederci chiaro sulle criticità emerse nella gestione delle attività sanitarie del presidio ospedaliero “Villa Sofia- Cervello di Palermo”. Giovedì pomeriggio il governatore ha convocato a Palazzo d’Orleans il direttore sanitario Aroldo Gabriele Rizzo e il direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera Luigi Guadagnino. Il Presidente ha ricevuto segnalazioni delle gravi carenze organizzative derivanti dall’assenza di personale infermieristico nel reparto di ortopedia che aveva paralizzato tanti interventi, tanto da individuare ben 14 pazienti in attesa di intervento, femore rotto. L’ultimo caso scoppiato riguarda la morte di un 76enne, Giuseppe Barbaro, che era in attesa di un intervento per una frattura, dopo 17 giorni di ricovero. La procura ha aperto il fascicolo dopo l’esposto presentato dalla famiglia ed ha disposto l’autopsia, fissata per venerdì all’istituto di medicina legale del Policlinico. Giuseppe Barbaro si era procurato la frattura alla spalla dopo essere caduta in casa il 21 dicembre. Per tre giorni è rimasto al pronto soccorso in una lettiga, in corridoio, ha raccontato la figlia all’Ansa. Godeva di buona salute e non soffriva di altre patologie. Durante i giorni antecedenti al trasferimento in reparto la famiglia ha fatto notare che il 76enne non poteva alimentarsi autonomamente per via della fasciatura alla parte superiore sinistra del corpo. Gli infermieri le hanno risposto che lo avevano in carico come ‘autonomo’ e quindi non potevano far nulla. Sia il 22 che il 28 dicembre il paziente ha cominciato a manifestare segni di dissociazione e confusione mentale. Era stato legato al letto con fasce di plastica alle caviglie e al braccio destro. Solo quando ho protestato- ha denunciato la figlia – è stato slegato”. La figlia si è accorta che il 76enne aveva la febbre e solo allora gli è stato somministrato del paracetamolo. I medici ci hanno comunicato l’esistenza di diversi focolai pneumologici, segni di polmonite bilaterale. Il 76enne non è mai stato trasferito in terapia intensiva ed è morto il 6 gennaio. Per la famiglia “i sanitari hanno omesso di considerare le condizioni cliniche del paziente con evidenti alti livelli di sodio nel sangu, associati a disidratazione e peso corporeo ben al di sotto della media senza curare una idonea assunzione di liquidi e cibo ed omettendo di diagnosticare tempestivamente l’insorgere di una polmonite bilaterale. “Non possiamo operare un paziente in condizioni non idonee – si legge nella nota di Davide Bonomo, primario del reparto di Ortopedia di Villa Sofia. Quando le condizioni sarebbero migliorate avremmo eseguito l’intervento. Non era una frattura da operare urgentemente, non era scomposta”.

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