E’ stata scoperta e sgominata una associazione per delinquere dedita al narcotraffico e alla cessione di sostanze stupefacenti, avente quale core business uno dei noti rioni situati nella zona sud della città di Messina, Mangialupi. 11 messinesi e tre calabresi sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di associazione finalizzata al traffico di sostanza stupefacente, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione e porto illegale di armi. Un collaboratore di giustizia ha reso dichiarazioni che hanno consentito di ricostruire il modus operandi del Clan di Mangialupi, gruppo storicamente dedito al traffico di sostanze stupefacenti capace di far ricorso, nella gestione dei propri affari illeciti, anche alla violenza, tentando di imporre la propria supremazia nel mercato cittadino degli stupefacenti, anche avvalendosi dell’uso delle armi: sequestrati fucili e mitragliette, oltre 3 Kg di cocaina, quasi 20 kg di marijuana e quasi 2 kg di hashish, che avrebbe permesso al clan un business di quasi 1.500.000,00 euro, introiti che sarebbero stati ripartiti fra i sodali e reinvestiti per i conseguenti affari illeciti del gruppo. L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina e condotta dalla Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo di Messina (S.I.S.C.O.) e dalla Squadra Mobile, ha permesso di ricostruire i ruoli svolti dai sodali all’interno dell’organizzazione, con al suo vertice un capo, quale promotore della consorteria, il quale, nonostante fosse detenuto in regime carcerario, tramite la disponibilità di telefoni cellulari, comunicava all’esterno le proprie disposizioni. Un ruolo centrale era quello del padre e della zia che gestivano l’attività di spaccio e gli introiti dell’organizzazione, nonché della compagna, la quale fungeva da sua portavoce, con il ruolo di recupero del denaro. Significativi erano anche i ruoli dei c.d. “bracci operativi”, che approvvigionavano la sostanza stupefacente, gestivano lo spaccio e reperivano le armi, impartendo direttive ad altri soggetti con compiti, invece, esecutivi. I corrieri trasportavano la droga, anche via mare, nei luoghi di custodia, individuati all’interno della città di Messina. I messinesi, però, in virtù del rapporto fiduciario con i calabresi, riuscivano a stabilire accordi per rifornire alcune piazze di spaccio catanesi, per poi dividerne i guadagni.
MESSINA - 14 ARRESTI PER NARCOTRAFFICO E ARMI
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