Sono 10 mila i reperti archeologici sequestrati e recuperati grazie all’operazione Ghenos, indagine condotta dai carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Palermo e coordinata dalla procura di Catania: una indagine che si intreccia con un’altra operazione condotta dalla procura di Catanzaro.
56 le misure cautelari – emesse dai Tribunali di Catania e Catanzaro – eseguite questa mattina dai carabinieri del gruppo tutela patrimonio culturale di Roma, supportati dai reparti territoriali competenti.
Per quanto riguarda la Sicilia, 45 in totale le misure cautelari: soggetti accusati, a vario titolo, di far parte di gruppi criminali dediti agli scavi clandestini e alla ricettazione di beni archeologici trafugati.
Alcuni degli arrestati in Sicilia erano operativi anche in Calabria, dove avevano effettuato degli scavi clandestini: da qui la convergenza di una parte delle indagini. Le attività investigative si sono concentrate fin dall’inizio attorno alla figura di un ricettatore di reperti archeologici, che operava in località del versante sud-occidentale dell’Etna, già in passato interessato da vicende giudiziarie che lo hanno visto coinvolto nella ricettazione di monete d’interesse archeologico.
L’ Indagine siciliana – che ha permesso di scoprire una complessa articolazione criminale, composta da più distinte consorterie strutturate che operavano nell’area etnea e dedite allo scavo clandestino e al traffico illecito di reperti archeologici, anche a livello internazionale con ramificazioni in Germania e Regno Unito – inizia nel 2021 dopo la denuncia della dirigenza del parco archeologico di Agrigento per varie attività di scavo clandestino compiute dal giugno 2019 nel sito di Eraclea Minoa: da quel momento in poi le indagini si sono concentrate su alcuni tombaroli paternesi e lentinesi e si sono scoperti 76 scavi clandestini in varie aree archeologiche siciliane. Grazie alle indagini è emerso che in un garage di Paternò vi era il luogo di incontro e di vendita della merce rubata, luogo in cui gli acquirenti arrivavano anche da altre parti d’Italia e d’Europa. Alcuni sequestri sono stati effettuati in Germania e ciò ha dato uno sviluppo internazionale alle indagini.
Due i mercati scoperti: quello clandestino e un altro in cui si vendevano reperti contraffatti. L’indagine ha infatti permesso di scoprire un laboratorio di contraffazione, una vera e propria zecca clandestina, utilizzato per la riproduzione di falsi manufatti archeologici in ceramica e per la contraffazione di monete e rame allo stato puro.
Tra i 10 mila pezzi sequestrati, anche 7 mila monete: il tutto per un valore di circa 17 milioni di euro.
Sequestrati, inoltre, anche circa 60 strumenti predisposti alla ricerca di metalli preziosi, tra cui metal-detectors e diversi arnesi idonei agli scavi clandestini: strumenti tecnologicamente all’avanguardia.
Alcuni arresti sono stati eseguiti in flagranza mentre si compivano scavi e mentre si cercava di esportare illecitamente reperti all’estero.
CATANIA - BENI ARCHEOLIGICI RUBATI, 56 MISURE CAUTELARI
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