“Mi aveva chiesto che voleva conoscere mia figlia, quella bambina che aveva conosciuto tanti anni prima, e io ho fatto questo errore, perchè lo reputo adesso un errore, sono uscita con mia figlia non dicendole niente chiaramente, dove dovevamo andare”. Lo ha detto durante lunghe dichiarazioni spontanee al gup Laura Bonafede, la maestra sentimentalmente legata al boss Matteo Messina Denaro, condannata a 11 anni e quattro mesi per associazioni mafiosa. l processo è stato celebrato col rito abbreviato
“Ho lasciato la macchina in una strada di Campobello – ha ricostruito la donna – e poi sono salita nella sua assieme a Martina, le ho detto che lui era un amico del nonno, che era anche un amico di papà e che adesso si trovava in una situazione particolare perché lo volevano arrestare. La donna si è detta pentita di aver fatto conoscere al capo mafia la figlia Martina, attualmente indagata per favoreggiamento dell’ex latitante. Tra il padrino e la ragazza si era stabilito un profondo rapporto d’affetto. Secondo i Pm, che avevano chiesto la condanna della Bonafede a 15 anni, i tre avrebbero a lungo vissuto come una famiglia mentre Messina Denaro era ricercato.
All’insegnante di Campobello di Mazara,i pm hanno inizialmente contestato il reato di favoreggiamento aggravato poi modificato in associazione mafiosa riconoscendo alla donna un ruolo partecipativo in Cosa nostra. Accuse che l’insegnante ha smentito durante le sue dichiarazioni spontanee. La donna ha raccontato di aver conosciuto da bambina Messina Denaro e di aver ricevuto amicizia e attenzioni da lui, antico conoscente del padre, nei momenti difficili della sua vita come dopo l’arresto e la condanna del marito, Salvatore Gentile, all’ergastolo per omicidio.
Il giudice ha inoltre applicato alla donna la misura di sicurezza personale della libertà vigilata per tre anni, una volta scontata la pena. Infine la maestra è stata condannata a risarcire le parti civili. Al Comune di Castelvetrano e a quello di Campobello di Mazara sono stati riconosciuti 25.000 euro ciascuno di risarcimento del danno, 10.000 euro dovranno essere pagati dall’imputata al ministero dell’istruzione e alla presidenza della rRegione. Bonafede è stata infine condannata a risarcire con 3.000 euro ciascuno il centro studi Pio Latorre, l’associazione antimafia Caponnetto, l’associazione antiracket diTrapani e l’associazione Codici Sicilia.