Le amiche di Sameh continuano a cheidere giustizia per una tragedia annunciata e che poteva essere scongiurata: wajdi, che ha incendiato l’abitazione di via dell’untià la notte del 13 giugno, è un paziente con probelmi psichici seguito dal dipartimento di salute mentale e dal sert: faceva costante uso di droga: a fine 2021 è stato ricoverato per la prima volta, poi è stato sottoposto a terapie a lungo rilascio, si è registrato anche il ricovero con il Tso per un episodio acuto di schizofrenia. E’ però emerso che non sempre ha risposto alle convocazioni del DSM per le visite programmate, spesso si rifiutava. In ultimo era stato il giudice del tribunale di ragusa ad avere disposto l’inserimento in comunità che non è mai avvenuto. Le amiche di sameh hanno finanche segnalato l’intervento dei carabinieri per aggressioni consumate in famiglia, fino a qualche giorno prima della strageida, ma nonostante questo e nonostante i colloqui che la vittima intratteneva con i medici, il 29enne continuava a vivere con la famiglia, costituendo una vera e prprioa minaccia. L’ultimo interento dei carabinieri risale al 4 giugno quando wajidi è andando in escandescenza rompendo i vetri della casa e ferendo la sorella Sameh che ha chiamato i carabinieri ed il 118. i militari, giuti sul posto, non hanno trovato il 29enne in casa. sameh invece si era fatta medicare al pronto soccorso e – dagli accertamenti – emerge che non ha presentato formale denuncia in caserma. Wajidi continua ad essere recluso nel carcere di ragusa con l’accusa di omicidio plurimo e tentato omicidio.
VITTORIA - INERZIA ISTITUZIONI DIETRO STRAGE?
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