“in grado di partecipare coscientemente al processo” è da ritenere imputabile è quanto sostiene la perizia cui è stata sotttoposta Martina Patti. la 26enne il 12 luglio del 2024 è stata condannata a 30 anni di reclusione per l’omicidio della figlia Elena, di quasi 5 anni, che la donna, rea confessa, ha ucciso con un’arma da taglio nel giugno 2022, a mascalucia, e poi seppelliti in un campo vicino casa. “Di sicuro l’imputata – scrivono i periti – ha mantenuto un sufficiente livello di coscienza e di consapevolezza critica delle proprie azioni immediatamente dopo l’omicidio: subito dopo si recò a casa per lavarsi e cambiarsi d’abito; a seguire telefonò alle persone significative». “ciò che emerge, dagli atti, in sostanza sono comportamenti coerenti, finalizzati, non espressivi neppure di disorientamento o confusione; quando ella si rese conto di avere le mani sporche di sangue e che la figlia era morta non girovagò senza meta e sporca di sangue, come sarebbe stato ragionevole se fosse stata in stato confusionale, ma si recò a casa, si cambiò, si lavò, non comunicò a nessuno l’accaduto, guidò con l’auto sino a casa dei genitori e poi fornì la sua falsa ricostruzione”.
Per i due periti non ci sono elementi per «ipotizzare la sussistenza di un disturbo di coscienza, anche temporaneo» ma «soltanto una parziale amnesia dell’azione delittuosa che ha portato alla morte della piccola Elena” e la limitazione manifestata dall’imputata “non raggiunge intensità e rilevanza tale da produrre un vizio parziale di mente”. Il processo è stato aggiornato al prossimo 4 novembre. (ANSA).
CATANIA - “MARTINA PATTI PUO’ PARTECIPARE AL PROCESSO”
29