CATANIA - “MERCURIO”,INTERROGATI CASTIGLIONE E MARCHESE

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Ha rigettato ogni accusa, proclamandosi estraneo a ipotesi di voto di scambio politico mafioso: si è difeso così, davanti al gip Anna Maria Cristaldi, il deputato regionale Giuseppe Castiglione, del Mpa, arrestato ieri da carabinieri del Ros nell’ambito dell’inchiesta Mercurio della Dda etnea sulla ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano di Cosa nostra. Il parlamentare ha risposto per circa un’ora al giudice per le indagini preliminari nell’interrogatorio di garanzia alla presenza della pm Raffaella Vinciguerra e del proprio legale, l’avvocato Salvo Pace, che ha annunciato che presenterà ricorso al Tribunale del riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Castiglione ha spiegato i suoi rapporti con Domenico Colombo, uno degli indagati, sottolineando di non sapere di legami con la criminalità organizzata e che lo conosceva perché era un dipendente dell’Amts. Stessa cosa per Giuseppe Coco. Gli unici interventi, ha sostenuto Castiglione, sono stati per il quartiere di Librino: gli segnalavano una buca per strada o un’aiuola da potare e lui si attivava. Anche Rosario Bucolo, altro indagato dell’inchiesta, gli aveva chiesto un intervento per una piazzetta abbandonata: ‘ho verificato e ho sollecitato la sistemazione” ha spiegato Castiglione. Sul regolamento sul cimitero approvato in Consiglio comunale quando lui ne era il presidente, poco prima di dimettersi e di candidarsi alle Regionali in Sicilia del 2022, ha spiegato che l’atto è stato presentato dall’allora giunta in carica. Gli era stato sollecitato perché, ha detto, c’era il rischio di perdere un finanziamento da un milione di euro. Per questo ha convocato la capigruppo e l’ha poi portata in Aula. Interrogatorio di garanzia oggi anche per Matteo Marchese, che, già sospeso dal prefetto di Catania, si è dimesso da consigliere comunale a Misterbianco. Al centro dell’interrogatorio la sua conoscenza con Colombo, che, secondo l’accusa, per le amministrative a Misterbianco del 2021, sarebbe stato l’affiliato al clan che avrebbe fatto da tramite con l’organizzazione mafiosa per fargli ottenere dei voti. Marchese ha definito Colombo, che conosceva dal 2011, un millantatore, che si vantava di avere molti voti, ma ha precisato, “io avevo un mio bacino di elettori e nei quartieri dove lui sosteneva di portarmi delle preferenze, non ho mai preso più di 10-12 voti, che erano i miei”. Marchese ha sottolineato di non sapere delle sue presunte frequentazioni con ambienti mafiosi. Poi ha parlato della sua conoscenza con Antonino Bergamo, già condannato perché ritenuto uomo di fiducia del boss Aiello, legata a due passioni condivise: il calcetto e la caccia. Quando è venuto a conoscenza dei suoi contatti con affiliati non lo ha allontanato, ha detto, per lo stesso motivo per cui non ha allontanato Colombo: non aveva fatto alcunché di male.

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