Con l’operazione Meteora la squadra mobile di Catania ha fatto luce su un omicidio commesso nel 2016 ma anche sugli affari delle cosche mafiose di Adrano. 18 le persone arrestate grazie a un imponente dispiego di forze: i 18 soggetti sono indagati a vario titolo, con differenti profili di responsabilità, dei delitti di omicidio, associazione di tipo mafioso (clan Santangelo di Adrano e clan Mazzei intesi “carcagnusi” di Catania), porto e detenzione illecita di armi da sparo aggravati dalle finalità di agevolare l’associazione mafiosa di appartenenza.
Tutto parte da alcune dichiarazioni rese nel 2019 dal collaboratore di giustizia Giovanni La Rosa che ha fornito notizie sulla scomparsa il 16 giugno 2016 di Nicola Ciadamidaro, ucciso successivamente su ordine del clan mafioso Santangelo come vendetta per un triplice omicidio avvenuto nel 2006 a Bronte e compiuto dal gruppo criminale adranita Liotta-Mazzone, clan di cui faceva parte anche il Ciadamidaro. Dunque per vendetta, Ciadamidaro – che era stato scarcerato nell’ottobre 2014 ed era ritornato ad Adrano dopo un periodo fuori – il 16 giugno 2016 venne prelevato mentre si recava in palestra: venne portato in una campagna, torturato e ucciso decapitandolo. Il corpo e la testa non furono mai trovati.
Oltre a risalire agli autori dell’omicidio, l’operazione ha permesso di individuare i soggetti chiamati a ricoprire i ruoli di vertice del clan Santangelo di Adrano e della frangia del clan Mazzei di Catania operante nel territorio di Adrano. Nonostante, infatti, le varie operazioni i gruppi continuavano sempre a riformarsi dando vita a varie attività illecite che servivano anche a rimpinguare le casse comuni.
Durante L’attivita sono state sequestrate diverse armi in dotazione ai due sodalizi mafiosi tra cui una mitraglietta, una pistola semianiematica con matricola abrasa, un fucile automatico nonché caricatori e munizioni di svariato calibro