E’ durato poco meno di due ore, questa mattina, al tribunale di Palermo, l’interrogatorio preventivo di Vito Raso, lo storico braccio destro dell’ex Governatore Totò Cuffaro, per il quale la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti pilotati nella sanità in Sicilia. Raso è stato l’ultimo ad essere stato ascoltato dal gip Carmen Salustro, che deciderà nei prossimi giorni se accogliere le richieste della procura per i 18 indagati accusati, a vario titolo, di corruzione, turbativa d’asta e associazione a delinquere. Prima di lasciare il tribunale, accompagnato dal suo legale Marco Traina, Raso ha detto solo una frase, lapidaria: “contro di me accuse infamanti e infondate”. Secondo l’accusa, Raso avrebbe garantito a Cuffaro un canale diretto su bandi, concorsi e nomine trasformando l’ufficio dell’assessorato alla Famiglia in un luogo di riunioni per curare, secondo i pm, gli interessi politici. Lui però ha negato con fermezza tutte le accuse nei suoi confronti e ha spiegato di conoscere Cuffaro “da 51 anni” e di essere persino “andato a scuola con lui”. Ecco perché la vicinanza tra i due. Poi ha negato con forza sia di avere recapitato le tracce prima del concorso per la stabilizzazione di 15 Oss a Villa Sofia che, invece secondo l’accusa sarebbe stato truccato per favorire alcuni candidati, e di aver diffuso, prima della pubblicazione, i bandi dell’assessorato regionale alla famiglia per agevolare aziende e associazioni “amiche”. “Vito Raso ha risposto a tutte le domande del gip. Al giudice abbiamo offerto una versione alternativa” ha detto l’avvocato Marco Traina.
APPALTI PILOTATI - RASO: “CONTRO DI ME ACCUSE INFAMANTI”
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