Sono comparsi davanti alla gip del tribunale di Palermo, Carmen Salustro, i primi indagati nell’ambito dell’inchiesta che ipotizza un vasto sistema di appalti pilotati all’interno dell’ASP di Siracusa, volti a favorire l’aggiudicazione di gare in cambio di favori e subappalti. L’inchiesta vede indagati, tra gli altri, l’ex Governatore siciliano Salvatore Cuffaro e l’ex Ministro Saverio Romano. Una prima, significativa svolta si è registrata con l’interrogatorio di Vito Fazzino, commissario della gara d’appalto per l’affidamento dei servizi di ausiliariato e reception all’ASP di Siracusa, gara che, secondo l’accusa, sarebbe stata illegittimamente assegnata alla Dussmann Service srl anziché alla ditta Pfe. Fazzino, interrogato dal GIP, ha, secondo le prime informazioni, ammesso di aver commesso un falso, ma ha dichiarato di essere stato indotto in errore, ridimensionando così il suo ruolo all’interno del presunto accordo criminoso. A seguito di questa ammissione e del ridimensionamento della sua posizione, la Procura di Palermo ha revocato la richiesta di arresti domiciliari che pendeva sull’indagato. Importanti ammissioni sono state fatte anche da Giuseppa Di Mauro, presidente della commissione di gara. La Di Mauro ha confermato che il rinvio dell’aggiudicazione è avvenuto su pressione dell’allora direttore generale dell’ASP, Alessandro Maria Caltagirone. Caltagirone, sempre secondo l’accusa, è stato nominato ai vertici dell’azienda sanitaria su indicazione diretta dell’ex Ministro Saverio Romano. La presidente della commissione ha inoltre confermato che i punteggi attribuiti alle ditte partecipanti erano stati modificati, un elemento chiave per sostenere l’accusa di turbativa d’asta e corruzione finalizzata a favorire la Dussmann e l’impresa subappaltatrice Euroservice srl, sponsorizzata da Romano e gestita da Sergio Mazzola. Il consulente Ferdinando Aiello, mediatore tra l’impresa e l’azienda sanitaria, ha invece respinto ogni accusa. E mentre erano in corso gli interrogatori, sono stati sequestrati 80mila euro a Totò Cuffaro indagato insieme ad altre 17 persone per associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. Il denaro è stato rinvenuto in una cassaforte nascosta in una libreria nello studio della casa di Palermo dell’ex governatore dove c’erano 7500 euro in banconote deteriorate, 200 custoditi in una busta gialla; 8800 euro in banconote da 50; 4140 in banconote da 20 e 2300 in banconote da 50. In una seconda cassaforte c’erano 5000 euro in banconote da 100; 5150 sempre in banconote da 100; 650 avvolti in documenti di trasporto della azienda agricola intestata alla moglie Giacoma Chiarelli e 2065 avvolti in fogli di carta. In un mobile blindato in camera da letto c’erano invece 2200 euro. Il resto del denaro era invece nascosto in un mobile nella tenuta di San Michele di Ganzaria.
APPALTI TRUCCATI - SEQUESTRATI 80 MILA EURO A CUFFARO
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