VITTORIA - SEQUESTRO, TRADIMENTO DA 1 MLN DI EURO

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In conferenza stampa, a Catania, era stato detto chiaramente: nonostante i tre arresti, le indagini vanno avanti per individuare un altro complice, dato che si è parlato di 4 sequestratori, e per chiarire i contorni poco chiari dell’anomalo rapimento del 17enne vittoriese, avvenuto lo scorso settembre. Per il sequestro lampo, due giorni fa, Gianfranco Stracquadaini, Stefano La Rocca e Giuseppe Cannizzo, sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ora nuovi elementi vengono fuori da questa ordinanza. Fino ad oggi non si era mai parlato esplicitamente di richiesta di riscatto. Oggi, il gip di Catania, Luigi Barone in una ricostruzione che definisce “quanto mai inverosimile”, dice che l’intenzione pare fosse quella di chiedere 1 milione di euro, ma la perdita del cellulare della vittima durante il sequestro avrebbe fatto fallire il progetto per l’impossibilità di mettersi in contatto con i suoi familiari”. Il gip, nell’ordinanza, rileva che anche se “la volesse ritenere corrispondente alla realtà”, questa ricostruzione “attribuirebbe alla vicenda un epilogo grottesco che mal si concilia con l’attenzione con cui il rapimento era stato pianificato ed attuato e con le mire espansionistiche mafiose”. “In realtà – osserva il gip – è oltremodo probabile, anche se allo stato non dimostrato, che siano state ben altre dinamiche intervenute dopo il rapimento a portare, in brevissimo tempo, alla liberazione dell’ostaggio, con l’intervento di persone la cui identificazione consentirebbe di comprendere la relazione tra questo delitto e organizzazioni criminali mafiose operanti nel territorio di Vittoria. In assenza, però, di dati investigativi certi e precisi, deve escludersi la correlazione tra il rapimento ed eventuali consorterie mafiose che avrebbero beneficiato di questa azione”. Dalle 38 pagine dell’ordinanza emerge anche un altro particolare molto importante: un amico della vittima che era con lui al momento del sequestro lo avrebbe ‘tradito’, svolgendo il “ruolo di ‘basista’” e rivelando ai sequestratori, “in tempo reale, la sua esatta posizione” permettendo al ‘commando’ di “agire con precisione chirurgica” facendolo arrivare “esattamente nel luogo e all’orario in cui il 17enne si trovava in strada assieme ad altri due amici”.

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