APPALTI TRUCCATI - AUTOSOSPESO IL MANAGER DELL’ASP DI SIRACUSA

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Dopo lo scandalo dell’inchiesta sugli appalti truccati della procura di Palermo, che ha chiesto l’arresto per 18 persone, tra cui Totò Cuffaro e Saverio Romano, arrivano i primi provvedimenti. Alessandro Caltagirone, manager dell’Asp di Siracusa e coinvolto nell’inchiesta, si è autosospeso. Il dirigente generale lo ha comunicato all’assessorato regionale alla Salute e al presidente Renato Schifani, anticipando la mossa del governatore, ad un passo dal firmare il decreto di revoca. Caltagirone, nella nota inviata alla regione, scrive: “Al fine di assicurare la trasparenza ed il corretto andamento dell’ufficio e delle funzioni connesse all’incarico di direttore generale dell’Asp di Siracusa conferitomi, e pur considerata la mia estraneità ai fatti contestati e l’assoluta legittimità e liceità del mio operato nell’esercizio delle mie funzioni dirigenziali, comunico l’immediata autosospensione dalle funzioni e dalla retribuzione di direttore generale dell’Asp di Siracusa a tempo indeterminato”. Intanto viene fuori che c’è un’altra talpa, oltre al colonnello dei carabinieri Stefano Palminteri, nell’inchiesta per corruzione, associazione a delinquere e turbata libertà degli incanti. Spunta, infatti, il nome dell’ex poliziotto Filippo Paradiso. “E’ molto in alto buttato nei servizi segreti” diceva Cuffaro, non sapendo di essere intercettato. Poi, parlando col capogruppo all’Ars della Dc Carmelo Pace, diceva che Paradiso gli aveva consigliato di non parlare al telefono. L’ex presidente, dopo che il legale di fiducia, Claudio Gallina, ha rinunciato al mandato ha nominato due nuovi avvocati difensori. Si tratta di Marcello Montalbano e Giovanni Di Benedetto. Dagli atti dell’indagine, tra l’altro, emerge anche che Totò Cuffaro avrebbe confidato al suo fidato collaboratore Vito Raso (anche lui finito sotto inchiesta) di avere intenzione di ricandidarsi alla presidenza della Regione. Si smarca, invece, la società Stretto di Messina. “In relazione ad alcune affermazioni sull’indagine in corso per appalti legati alla sanità in Sicilia, la Stretto di Messina non è a conoscenza di alcun coinvolgimento diretto o indiretto del ponte” si legge in una nota. La società “esprime massimo sostegno alle iniziative della magistratura e delle forze di Polizia, volte a prevenire e debellare qualsiasi ingerenza della criminalità nelle operazioni di realizzazione dell’opera. La continua e preventiva attività delle autorità inquirenti permette di agire in un contesto di piena sicurezza, con l’obiettivo di evitare ogni forma d’infiltrazione e condizionamento da parte della criminalità organizzata”.

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