GIORNATA DELLA MEMORIA - AUSCHWITZ, L’ORRORE E IL RICORDO

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Era il 27 gennaio 1945 quando i soldati russi in marcia verso la Germania nazista entravano nel lager di Auschwitz, in Polonia, e scoprivano gli orrori che si celavano dietro il cancello principale su cui campeggiava la tristemente celebre scritta «il lavoro rende liberi». Per i pochi superstiti era la fine di un incubo durato anni, il momento della liberazione che anticipava il collasso del regime nazista. Per questo, dal 2005 ogni anno il 27 gennaio il mondo ricorda l’orrore della shoah, per volere dell’Assemblea generale delle nazioni unite. Un momento per rinverdire la memoria e per lanciare un messaggio chiaro: che non accada, mai più! Il genocidio della popolazione e della cultura ebraica fu perpetrato all’incirca dal 1935 al 1945, secondo l’ideologia razzista antisemita predicata da Adolf Hitler. L’antisemitismo fu poi adottato dal fascismo italiano con le leggi razziali del novembre 1938 per la difesa della razza italiana. Gli ebrei iniziano ad essere concepiti come il male assoluto, e dal 1935, con le leggi di Norimberga, persero il diritto di cittadinanza tedesca e furono esclusi dalla società civile. Questa prima fase culminò nella notte dei cristalli, nel novembre 1938, ma fu nel gennaio del 1942 che si iniziò a parlare di “soluzione finale” della questione ebraica, e iniziarono le deportazioni, lo sterminio. Le principali vittime furono i cittadini ebrei, si stima che tra i cinque e i sei milioni di persone furono uccise dopo essere state deportate nei campi di concentramento, ma vennero assassinati anche rom, dissidenti politici, disabili, omosessuali, testimoni di Geova, e si calcola che circa 15 milioni di persone persero la loro vita come risultato diretto dei processi di “arianizzazione” promossi dal regime nazista a partire dal 1933. La senatrice a vita Liliana Segre era una ragazzina quando fu deportata ad Auschwitz assieme al papà, e solo lei è tornata a casa. “L’indifferenza – ha detto – gli orrori fioriscono all’ombra di questa parola. La chiave per comprendere le ragioni del male è racchiusa in quelle cinque sillabe, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore”.

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