14 Ottobre 2024

DECRETO CUTRO - DOPO IL CASO DI CATANIA ORA PALERMO

di Marco Scavino
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Le bocciature arrivano ancora una volta dalla Sicilia. Dopo i no dei giudici catanesi, che tante polemiche suscitarono nei mesi scorsi, sul cosiddetto decreto Cutro si pronunciano da poco più di un mese i giudici della sezione specializzata immigrazione e protezione internazionale del tribunale di Palermo, competenti a decidere sulle convalide dei trattenimenti alla frontiera disposti dalla questura di Agrigento in seguito all’apertura del centro di Porto Empedocle. Da allora – l’inaugurazione della struttura risale a metà agosto – solo 10 delle 74 decisioni di trattenimento alla frontiera sono state convalidate. Mentre 64 sono state ritenute illegittime. Il decreto prevede che i richiedenti asilo che hanno fatto richiesta di protezione internazionale alla frontiera o in zone di transito, che provengono da Paesi che l’Italia ritiene sicuri, e che siano sprovvisti del documento di riconoscimento e privi della garanzia finanziaria prevista dalla legge, possano essere trattenuti negli hotspot, nei centri di soccorso e prima accoglienza e in caso di arrivi consistenti e ravvicinati anche nei centri di permanenza per rimpatri. I provvedimenti di trattenimento devono essere poi convalidati dalla magistratura. Nel caso dei “fermi” disposti a Porto Empedocle (Agrigento), i giudici palermitani nella stragrande maggioranza dei casi hanno ritenuto le decisioni del questore illegittime tanto da “avallarne” soltanto 10 su 74.Alla base del no alla convalida per i magistrati sostanzialmente ci sarebbe l’assenza della “dovuta motivazione sulla necessità del trattenimento, sulla sua proporzionalità e sull’impossibilità di fare efficace ricorso alle altre misure alternative, di tipo non coercitivo”.

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