STRAGE VIA D'AMELIO - “LA BARBERA PONTE CON LA MAFIA”

di Marco Scavino
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“Il dottore Arnaldo La Barbera era finanziato dal Sisde in nero. Sono soldi che lui prendeva non per pagare i confidenti ma per cose personali. Per pagarsi l’albergo, dove amava stare. Un tenore di vita assolutamente considerevole in relazione a quello che poteva essere la capacità reddituale di un funzionario di polizia. Situazione di una gravità inaudita. Il fatto che La Barbera venisse sovvenzionato vi sembra poco?”. Lo ha affermato il pm Maurizio Bonaccorso, applicato alla procura generale nel corso della sua requisitoria del processo sul depistaggio delle indagini di via D’Amelio. “A raccontarci un episodio fondamentale – continua Bonaccorso – è stato Vincenzo Pipino. Era in carcere, dopo essere stato detenuto a Venezia con Vincenzo Scarantino, e vede Scarantino in televisione e dice: ‘ah il collaboratore dei servizi segreti'”. PER IL PM LA BARBERA è “Figura centrale di questo depistaggio LO DE FINSCE ponte tra due mondi, quello di Cosa Nostra e quello dei servizi deviati, entrambi interessati al mancato accertamento della verità. Per il pm Bonaccarso è inquietante, tra la procura di Caltanissetta e I SERVIZI SEGRETI nella fase preliminare delle indagini. La cosa singolare è che l’attività del Sisde, anziché entrare in collisione con l’attività della Squadra Mobile di Palermo, si salda perfettamente con essa. Il Sisde veste di mafiosità Vincenzo Scarantino, che fino ad allora era stato un delinquente comune”. Vincenzo Scarantino era definito come un “picciotto” del quartiere della Guadagna che si occupava all’epoca di furtarelli e sigarette di contrabbando.

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