SIRACUSA - SAN GIOVANNI, BIZANTINA O NORMANNA?

di Veronica Puglisi
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Il complesso monumentale di San Giovanni evangelista a Siracusa al centro di una giornata di studio promossa dalla Kairos, in collaborazione con la Pontificia commissione di Arte Sacra, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Metodio, l’Università di Catania e il Parco ecclesiale Terre dell’invisibile. L’attribuzione al periodo bizantino è stato detto si basa su temi che riguardano l’architettura e lo sviluppo topografico del complesso di San Giovanni e quindi il rapporto con la Chiesa è centrato su un passo di un testo antico che è l’encomio di San Marciano, tradizionalmente attribuito all’ottavo secolo, ma la cui datazione è in discussione. Ad intervenire Federico Caruso, archeologo al Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana – Università della Sorbona che solleva qualche dubbio su quella che oggi è considerata la prima Cattedrale di Siracusa che insieme alla catacomba costituisce il complesso monumentale di san Giovanni evangelista a Siracusa.
FEDERICO CARUSO Archeologo Pontificio Istituto Università Sorbona

“La cripta è un luogo straordinario caratterizzato da continue trasformazioni che nel corso dei secoli hanno nascosto alcuni elementi importanti – ha spiegato il prof. Fausto Migneco, docente di Beni Culturali Ecclesiali presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Metodio di Siracusa -: le intemperie, l’utilizzo del materiale, il riutilizzo del materiale a volte ha cancellato delle tracce importanti.

FAUSTO MIGNECO Docente Beni Culturali Ecclesiali Istituto Superiore San Metodio Siracusa

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