A Palermo e nelle province occidentali, la prolungata assenza di una leadership solida e riconosciuta ha determinato ciclici avvicendamenti e tentativi di stabilizzazione tra le nuove e le vecchie generazioni, configurando un modello di coordinamento fondato sulla condivisione delle linee d’indirizzo e su una gestione operativa ‘intermandamentale’. questo il quadro delineato dalla relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività e i risultati della Direzione Investigativa Antimafia nel primo e secondo semestre dello scorso anno relativamente al fenomeno criminale di cosa nostra, della stidda e delle altre organizzazioni mafiose siciliane.
In Sicilia orientale, e in particolare a Catania, la pluralità delle consorterie ha generato una coabitazione criminale in cui la resilienza e la fluidità strutturale rappresentano i tratti distintivi di cosa nostra catanese. Quest’ultima, diversamente dalla rigida organizzazione palermitana, si caratterizza per un marcato dinamismo affaristico alternando con le altre organizzazioni di tipo mafioso periodi di pacifica convivenza, ovvero di non belligeranza, a momenti di frizione che talvolta degenerano in momenti di fibrillazione tra clan.
Cosa nostra manifesta una presenza capillare su tutta l’isola, con proiezioni che, già nei decenni passati, si sono estese all’estero. I principali interessi criminali includono il traffico di stupefacenti, le estorsioni, il gioco e le scommesse online,
L’interesse mafioso si estende anche ai settori dell’economia legale
Sul fronte della prevenzione amministrativa, la sinergia istituzionale tra Prefetture, Dia e altre Forze di Polizia è stata finalizzata all’emissione nel 2024 in tutta la Regione di 201 provvedimenti interdittivi antimafia
MAFIA - DIA: “INFILTRAZIONI ANCHE FUORI SICILIA”
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