Nuova udienza del processo per il duplice omicidio di Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, uccisi dalla mafia il 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini (Palermo). Nell’aula bunker di Palermo la prima udienza con rito ordinario dopo la scomparsa avvenuta il 21 aprile di Vincenzo Agostino, il padre della vittima che dal giorno dell’omicidio non aveva mai tagliato la barba lottando per la ricerca della verità del duplice omicidio di suo figlio e della nuora in stato di gravidanza, denunciando i tentativi di depistaggio. Nell’ottobre scorso la corte d’appello ha confermato l’ergastolo per il boss di Resuttana Nino Madonia. Sul banco degli imputati oggi il boss dell’Acquasanta Gaetano Scotto e il sedicente amico d’infanzia di Nino, Francesco Paolo Rizzuto, rispettivamente accusati di duplice omicidio aggravato in concorso e di favoreggiamento aggravato. A prendere la parola è l’avvocato Giuseppe D’Acquì, legale di Scotto. Nella scorsa udienza è intervenuto l’avvocato Salvatore Di Gioia, legale di Rizzuto che nell’arringa difensiva aveva chiesto alla Corte di ritenere “prescritto” il reato per cui è accusato il suo assistito. All’epoca del duplice omicidio Rizzuto aveva sedici anni e conosceva bene Nino Agostino. La notte prima dell’esecuzione avevano trascorso la serata a pescare per poi pernottare in casa dell’agente. Rizzuto quel 5 agosto chiese con insistenza ai familiari di Agostino “ma quando arriva Nino”, per poi allontanarsi all’improvviso per recarsi a casa dello “zio acquisito”, come si è definito in aula Antonino Castiglione nel corso del processo. In aula erano presenti le figlie di Agostino, Nunzia e Flora, per la prima volta senza il padre e Nino Morana, figlio di Flora Agostino, che negli ultimi anni è sempre stato accanto al nonno.
PALERMO - OMICIDIO AGOSTINO, NUOVA UDIENZA
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