PATERNO' - OMICIDIO, FERMO CONVALIDATO A MILANO

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Resta in carcere Issam Lahmidi, il 36enne marocchino accusato dell’omicidio del connazionale Mohamed Mouna che lavorava per lui come bracciante agricolo a Paternò. A convalidare il fermo è stato il gip di Milano, che ha anche ordinato che gli atti vengano trasferiti alla procura catanese per competenza territoriale. L’indagato è stato fermato alla stazione centrale di Milano, dove stava per prendere un treno diretto a Ventimiglia, e all’interrogatorio di garanzia non si è presentato, rifiutandosi di uscire dalla sua cella nel carcere di San Vittore. Intanto, si fanno sempre più chiari i contorni dell’omicidio. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, Lahmidi ha ucciso il giovane con due coltellate all’addome al culmine di una lite legata a una richiesta di denaro da parte della vittima per il lavoro svolto. Il gip, nell’ordinanza di convalida del fermo, ha scritto che “le modalità” dell’omicidio “rivelano totale disprezzo per la vita umana”. Chi lo conosceva parla di Mohamed Mouna come di un bravo ragazzo, che lavorava per mandare soldi alla madre, rimasta in Marocco. Prima di arrivare in Sicilia, aveva lavorato come bracciante in Puglia. Raccoglieva le arance, sfruttato e sottopagato, ma ultimamente i caporali pare non lo pagassero affatto. Mohamed ha quindi provato ad avere ciò che gli spettava, e per tutta risposta è stato ucciso. Nelle ore successive, Issam Lahmidi ha attraversato in treno l’Italia alla volta della Francia, ora deve rispondere di omicidio volontario. Le telecamere del distributore di benzina nei pressi di via Verga, alla periferia di Paternò, hanno ripreso tutto. Lahmidi che scende da un motorino e incontra Mouna, la discussione, il 36enne che sferra i fendenti, la vittima che percorre cinquanta metri a piedi e poi cade a terra senza vita, il suo assassino che scappa. Una terribile storia di caporalato, dunque, si cela dietro l’omicidio di Paternò e il segretario della Uila Sicilia, Nino Marino, manifesta “dolore e rabbia per l’omicidio di un giovane che si era ribellato al racket del lavoro agricolo”. Arrivano pure il cordoglio e la condanna del clero e delle comunità ecclesiali di Paternò e Ragalna, nel Catanese, che propongono “un momento di preghiera in suffragio di Mohamed insieme alla comunità islamica”.

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