ACI CASTELLO - UCCISE PROZIA, PROCESSO PER PAOLA PEPE

di Katjuscia Carpentieri
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Giudizio immediato per Paola Pepe la catanese di 58 anni accusata di avere ucciso la prozia Maria Basso 80 anni deceduto il 16 dicembre scorso. Il processo inizierà il prossimo 8 luglio davanti alla corte d’assise di Catania. Il GUP Sebastiano Fabio Di Stefano Barbagallo ha dunque accolto la richiesta del procuratore agiunto Sebastiano Ardita e del sostituto Michela Maresca. Paola Pepe deve rispondere di omiciio premeditato e circonvenzione di incapaci.
La donna è stata arrestata e posta ai domiciliari dai Carabinieri il 22 febbraio scorso dopo le indagini dei militari dell’Arma di Aci Castello, ed avrebbe provocato la morte della donna di 80 anni per entrare in possesso della sua eredità. Secondo la ricostruzione della Procura, la 58enne, alcuni giorni prima del decesso, avrebbe invitato Maria Basso a pranzo fuori, con l’80enne che avrebbe mangiato spaghetti e un dolce, nonostante una malattia invalidante l’obbligava a ingerire soltanto cibo omogenizzato. E questo ne avrebbe “cagionato la morte per polmonite ‘ab ingesti’, ricostruisce la Procura di Catania che le contesta l’omicidio aggravato al “fine di conseguire il profitto legato alla circonvenzione di incapaci” della vittima. Maria Busso, che non era autosufficiente, è morta, il 16 dicembre 2022, in una casa di cura di Aci Castello, dove risiedeva da circa 15 giorni e dove l’aveva portata da Asiago l’indagata. La ricostruzione dell’accusa è contestata dall’avvocato Peluso che spiega che tra le due donne c’era affetto e intesa, tanto che Maria Basso considerava Paola Pepe “una figlia mancata”, e che insieme “hanno fatto viaggi e vacanze”. “Se la signora Basso è morta per l’ingestione di cibo solido – è la linea della difesa – bisogna tenere presente che non si può uccidere una persona disfagica facendole mangiare degli spaghetti perché non li può deglutire.
Paola Pepe è anche imputata per circonvenzione d’incapace: Basso cambiò il testamento pochi giorni prima del decesso, nominando la parente erede universale. La firma avvenne nella casa di riposo catanese dove era ospite l’ottantenne vicentina. E l’eredità sarebbe proprio il movente che secondo i giudici avrebbe spinto la nipote a ordire il piano per uccidere la zia.

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