Sono stati smontati, secondo la Cgil siciliana, con la finanziaria regionale, nel silenzio del governo, “i pilastri su cui si era costruito un minimo di ripresa” e con la finanziaria nazionale all’isola saranno sottratti, nel 2025, più di 2 miliardi e 600 milioni. La Cgil stamattina ha presentato il Report sull’impatto della manovra nazionale e lo stato di attuazione di Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza, fondi di sviluppo e coesione e il fondo sociale Europeo. “Sul Fondo di sviluppo e coesione- ha detto Francesco Lucchesi, componente della segreteria regionale Cgil- sono stati cancellati progetti per 338 milioni a causa della mancanza di obbligazioni giuridicamente vincolanti. “La Finanziaria nazionale- ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino- rischia di determinare il deserto economico e produttivo.
Non si rendono conto – ha dichiarato Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil nazionale – che senza sostenere il sistema produttivo meridionale si danneggia l’intera economia nazionale, che non ha nessuna possibilità di agganciare una ripresa solida e duratura se non si rilancia la domanda interna, a partire dai luoghi dove è più bassa”. La Cgil si è detta preoccupata perchè i maggiori tagli riguardano la sanità, le università, i finanziamenti in vari settori e in attività di competenza regionale, il ridimensionamento degli sgravi contributivi per le imprese che assumono. Col taglio alla Sicilia saranno destinati 350 milioni contro 1 miliardo e 200 milioni della precedente decontribuzione. L’altro allarme, per il sindacato, riguarda l’autonomia differenziata: se confermata dal referendum, per alfio mannino, la sicilia sarà allo sbando.
dopo lo sciopero generale del 29 novembre non abbiamo nessuna intenzione di fermarci – ha avvertito il segretario Ferrari – La nostra mobilitazione proseguirà sia in vista della stagione referendaria della prossima primavera