La Sicilia è la seconda regione in Italia per emigrazione giovanile, con una percentuale di Neet che sfiora il 45% e forti difficoltà nell’accesso al mercato del lavoro. In termini di disoccupazione tocca il 31,2% contro la media nazionale del 16,7% e quella europea dell’11,2 per cento. Sono i numeri, dati alla mano, snocciolati dalla Cgil e dalla uil Sicilia nel corso dell’incontro avuto con il governo regionale atteso da 5 cinque anni in cui non era presente l’assessor regionale Nuccia Albano”. si è parlato dunque dell’avvio di un percorso consultivo e propositivo di partecipazione giovanile, come previsto non solo dalle norme di indirizzi europeo ma dalla legge regionale del 2019. “Garanzia Giovani 2 è stato un flop – dicono i segretari regionali Gabriella Messina e Giuseppe Raimondi -. Adesso l’obiettivo è il pieno coinvolgimento di tutti i portatori di interesse sulle politiche da mettere in campo per i giovani. Non vorremmo, infatti, fosse l’ennesima occasione mancata, è necessario intervenire e subito”.
giuseppe Raimondi della Uil sicilia ha spiegato che “Ogni anno circa 50mila giovani vanno via dalla Sicilia non solo perché non trovano lavoro ma perché, quando lo trovano, è spesso sottopagato e senza nessuna alcuna prospettiva di avanzamento di carriera. Il contratto di apprendistato, quello più utilizzato sino a qualche anno fa dalle aziende, è stato sostituito dal tirocinio che, come è noto, è una politica attiva al termine della quale non segue un’assunzione stabile”. Anche le politiche europee sui neet non hanno avuto successo.
“Ad esempio – continua il sindacalista – in garanzia giovani 2 solo 5mila giovani hanno beneficiato delle nuove misure a fronte delle 160mila adesioni registrate per Garanzia 1. Stessa sorte è toccata al Target 1 del Par Gol Sicilia, finanziato con le risorse del Pnrr.
La segretaria regionale Cgil Gabriella Messina ha aggiunto: “E’ necessario che le politiche giovanili siano declinate trasversalmente e ciò richiede un coinvolgimento complessivo delle ragazze e dei ragazzi, includendo tutto l’ampio mondo delle associazioni giovanili. Il governo regionale deve cambiare metodo rispetto a quello usato col programma triennale per le politiche giovanili 2024-2026, adottato in assenza di una consultazione preventiva e scollegato da una analisi del contesto regionale attuale.
La norma prevede infatti il coinvolgimento di tutti i stakeholder, affinché le esigenze concrete dei giovani possano essere rappresentate. Chiediamo al governo Schifani di tenere conto di tutto ciò. Garantendo a quei giovani che oggi rischiano di pagare il prezzo più alto dell’autonomia differenziata, che le loro legittime aspettative di un futuro migliore nella propria terra non vengano tradite”.