La Cassazione ha confermato le decisioni della Corte d’appello di Caltanissetta, nel processo per mafia scaturito dall’operazione Ultra della Dda nissena del 2020, a un anno di distanza dalla sentenza di secondo grado. Gli imputati erano accusati di associazione mafiosa, traffico di droga, estorsione, corruzione aggravata dall’aver favorito la mafia, detenzione di armi. La sentenza riguarda gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato, tra loro anche i figli di Raffaele Bevilacqua, avvocato e storico boss dell’ennese. L’operazione era scaturita dalle indagini sul tentativo di quest’ultimo di riorganizzare la cosca ennese mentre si trovava agli arresti domiciliari, ottenuti per motivi di salute. Per lui non luogo a procedere dato che è morto nel maggio 2023. Respinti i ricorsi e confermate, quindi, tutte le condanne di secondo grado, ad eccezione dell’annullamento con rinvio per Giuseppe Trubia, che in appello era stato condannato a 10 anni 8 mesi. Per il boss Giovanni Monachino, uno dei capi del clan di Pietraperzia, ritenuto uno dei referenti provinciali di Cosa Nostra, 20 anni di reclusione, come pure per Salvatore Privitelli, Salvatore Strazzanti e Andrea Ferreri; 10 anni per Maria Concetta Bevilacqua; 12 anni 9 mesi per il fratello Flavio Alberto Bevilacqua; 6 anni per Angelo Tummino e Davide Cardinale; Michele Mannuccia, 9 anni 4 mesi; Maria Barbara Cangemi, 4 anni 8 mesi; Carmelo Scilio e Gaetano Coppola 8 anni 8 mesi. Per Agatino Maximilian Fiorenza, 7 anni 8 mesi; per Salvatore Centonze, quattro anni; per Domenico Cardinale, cinque anni; per Filippo Milano, 10 anni 20 giorni.
ENNA - MAFIA, CASSAZIONE CONFERMA CONDANNE
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