TRAPANI - CORRUZIONE AL CIMITERO, 5 MISURE CAUTELARI

di Veronica Puglisi
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Sono 5 le misure cautelari eseguite dalla polizia di stato di Trapani per corruzione e concussione, nell’ambito della gestione dei servizi cimiteriali. Sono stati arrestati l’ex necroforo del Cimitero di Trapani e un suo fidato operaio, mentre è stato intimato il divieto di esercitare l’impresa a tre note onoranze funebri trapanesi. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Trapani, hanno fatto luce su un sistema consolidato di gestione privata della cosa pubblica, esercitata, attraverso la costrizione dei cittadini, a dare e promettere e denaro in cambio di sepolture veloci e attraverso patti illeciti. I fatti risalgono a luglio 2023, quando un Dirigente del Comune segnalò alla Squadra mobile della Questura le condotte dell’allora necroforo, che sembrava ostacolare l’operato della ditta incaricata con procedura pubblica alla gestione dei servizi cimiteriali. Secondo gli investigatori, il necroforo avrebbe ostacolato la ditta affidataria dei servizi cimiteriali in favore di ditte compiacenti, a cui venivano infine assegnati i lavori, chiedendo in cambio un percentuale sui guadagni. Avrebbe ottenuto inoltre la liberazione dei loculi comunali occupati da anni, per offrili ai privati cittadini, mossi dall’esigenza di seppellire un loro caro, in cambio di somme di denaro, che definiva “il caffè per il necroforo”. Allo stesso modo avrebbe favorito le agenzie funebri a lui più vicine, concedendo loro procedure celeri di sepoltura, a discapito di altri impresari non compiacenti. Non sono mancate ipotesi di sciacallaggio delle salme, a cui il necroforo avrebbe sottratto monili in oro. Nell’indagine sono state documentati 25 fatti illegali, di cui 10 episodi corruttivi. Segnalati alla procura cittadini, che avrebbero consapevolmente contratto con il necroforo per accelerare le sepolture dei loro familiari. Eseguito un decreto di perquisizione nei confronti di un medico legale dell’ASP di Trapani, che avrebbe agevolato il necroforo attestando falsamente l’avvenuta decomposizione della salma, e omettendo la necessaria constatazione medico legale.

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