ALTAVILLA MILICIA - “FINA E CARANDENTE NELLA VILLA DEGLI ORRORI”

di Viviana Sammito
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Si erano detti estranei ai riti per scacciare il demonio e soprattutto subito e sempre hanno smentito la loro presenza nella villa dell’orrore: invece nel corso dell’udienza del processo che vede Giovanni Barreca, Massimo Carandente e Sabrina Fina accusati di omicidio volontario è emerso che sugli attrezzi utilizzati per le torture nella villetta degli di Altavilla Milicia dove, a febbraio del 2024, vennero uccisi Antonella Salamone e i suoi due figli, Kevin ed Emanuel durante un folle rito di liberazione dal demonio, ci sono le tratte della coppia dei sedicenti santoni. Sul phon e sull’ attizzatoio della cucina, utilizzati dagli assassini, sono state trovate anche tracce e impronte della Salamone e di Kevin. La figlia del muratore, minorenne al momento dei fatti, è processata separatamente. Durante l’udienza sono stati presentati tutti i risultati delle analisi eseguite sulla villetta dal Ris e all’esterno dove furono trovate parti del corpo carbonizzate della donna, uccisa e poi data alle fiamme. Nel corso del processo è stato sentito anche il cognato di Barreca, Calogero Salamone, che ha raccontato di un rapporto burrascoso tra i due coniugi. “Il cognato – ha detto l’avvocato Giancarlo Barracato che difende Barreca – ha però affermato di non aver mai avuto notizie di episodi di violenza da parte di Barreca nei confronti della moglie e ha assicurato che se il marito fosse rimasto da solo non avrebbe mai compiuto quei delitti”. il teste – riporta l’Ansa – ha sottolineato anche che quando il muratore viveva ad Erba, in provincia di Como, frequentava già una comunità religiosa e che voleva creare una chiesa evangelica anche ad Altavilla per diventarne il pastore

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