Erano coinvolti in un complesso sistema di spartizione di lavori pubblici nella provincia di Agrigento, le cinque persone arrestate, due in carcere e tre ai domiciliari, durante un’operazione portata avanti dalla polizia nell’ambito di indagine non ancora conclusa guidata dalla Procura della Repubblica di Agrigento. 13 gli indagati. I reati contestati sono corruzione, ricettazione, turbativa d’asta. A far scattare l’indagine illegittimità emerse anche da segnalazioni della A.N.A.C. e il mancato avvio di importanti opere pubbliche, come la rete idrica di Agrigento o il Centro di raccolta dei rifiuti di Ravanusa, opere finanziate per varie decine di milioni di euro. Numerose le perquisizioni effettuate nella giornata di ieri. In un’azienda favarese e a casa del titolare, i poliziotti hanno trovato oltre 200.000 euro, che secondo quanto rilevato durante le intercettazioni, erano destinati alla “compensazione” per alcuni pubblici ufficiali per i loro “servigi”. Altre somme sono state rinvenute in possesso dell’attuale dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Licata, ritenute indirizzate a favorire in cambio di denaro o altre utilità, procedure, finanziamenti e nomine. Costante è il ricorso spartitorio ai subappalti non autorizzati. Coinvolto anche un ex consigliere comunale di Favara. Il rinvenimento di queste somme in possesso degli indagati è stata ritenuta traccia evidente del reato di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e di turbativa d’asta. Sono stati acquisiti nell’indagine elementi, quali la comunicazione di offerte tecniche, bandi di gara, disciplinari e contratti, che hanno permesso di alterare il regolare corso delle gare d’appalto di importanti opere pubbliche. La polizia, con il benestare della procura della Repubblica di Agrigento, ha interrotto l’attività criminosa dando esecuzione a cinque arresti, in attesa del vaglio del Giudice sul materiale raccolto fino a questo momento.
AGRIGENTO - SPARTIZIONE DI LAVORI PUBBLICI, 5 ARRESTI
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