4 Maggio 2024
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ENNA - 30 ANNI DI CARCERE PER FEMMINICIDIO

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Dodici anni fa l’uccisione di Vanessa Scialfa nell’ennese: il suo ex convivente Francesco Lo presti è stato condannato a 30 anni di reclusione. Il 24 aprile del 2012 la ventenne fu strangolata con un cavo del dvd e poi finita con uno straccio intriso di candeggina. Fu lo stesso Lo Presti a confessare il delitto e a portare la polizia, due giorni dopo l’omicidio, sul luogo del ritrovamento, un canalone ai margini della miniera di Pasquasia (Enna). La sentenza non ha però chiarito il movente. Secondo lo Presti, la sua furia omicida è esplosa dopo che la ragazza lo ha chiamato con il nome dell’ex fidanzato. “Un omicidio senza un movente chiaro, così ha sancito la Suprema Corte di Cassazione e che ancora presenta molti lati oscuri – dice all’ansa l’avvocato Eleanna Parasiliti Molica, referente dello sportello antiviolenza Diana e legale della famiglia Scialfa – Primo fra tutti il ruolo di un esponente della Polizia di Stato che all’epoca presentò all’allora dirigente della Mobile, Giovanni Cuciti, una relazione di servizio poi smentita dai tabulati telefonici. Oggi lo sportello antiviolenza Diana di Enna vuole ricordare Vanessa, ma anche il mistero che avvolge quell’omicidio ed il muro di gomma che ha cercato di proteggere chi ha mentito”.
“Sei e resterai sempre nel nostro cuore – scrive sui social, il padre Giovanni che, insieme a mamma Isabella non si sono mai rassegnati al dolore – l’amore che ci lega a te, nessun assassino potrà mai ucciderlo”.

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