“È inumano e inaccettabile che il ministero dell’Interno voglia costringere queste dieci persone a sostenere ancora tre giorni di navigazione (quanti mancherebbero ancora a Mediterranea per raggiungere il lontano porto di Genova), esponendoli a inutili ulteriori sofferenze”. A dirlo Beppe Caccia, capomissione a bordo della nave Mediterranea della ong, Mediterranea Saving Humans, che si trova nel canale di Sicilia, nei pressi dell’isola di Pantelleria. A bordo della nave vi sono dieci persone. L’imbarcazione chiede di poter sbarcare in un luogo vicino alla sua posizione attuale dopo che “alle 2.35 di stanotte il ministero dell’Interno ha confermato l’assegnazione del porto di Genova come luogo sicuro di sbarco – spiega Mediterranea – I naufraghi sono stati soccorsi nella notte tra mercoledì e giovedì”. Le dieci persone, cittadini kurdi di Iran e Iraq, egiziani e siriani, tra cui tre minori non accompagnati di 14, 15 e 16 anni, spiega Mediterranea, sono “già duramente provati dalle condizioni di detenzione e da violenze e torture subite durante la permanenza in Libia”. Secondo quanto riferito da Mediterranea, infatti, riporta l’adnkronos, il gruppo imbarcato con la minaccia delle armi, non appena partito dalla coste libiche avrebbe assistito alla “sparizione in mare di quattro compagni che viaggiavano con loro e poi sono stati violentemente gettati in mare dai miliziani trafficanti che conducevano l’imbarcazione. Solo la prontezza e la competenza del nostro team di soccorso hanno evitato che anche le loro vite si perdessero in mare”. Il Cirm (Centro per il radio soccorso medico), dice l’ong, “ha confermato ieri quanto attestato dai nostri medici di bordo: queste dieci persone devono sbarcare al più presto nel più vicino porto per ricevere a terra quelle ‘necessarie cure mediche e psicologiche’. Stamani il comandante e il capo missione di Mediterranea hanno chiesto al Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma la riassegnazione del più vicino porto sicuro per lo sbarco. “Siamo in attesa di una risposta da parte delle Autorità – conclude il capo missione Beppe Caccia – che tenga finalmente conto dello stato di estrema vulnerabilità delle dieci persone soccorse”.
IMMIGRAZIONE - “SBARCO A GENOVA MA SIAMO A PANTELLERIA”
89