Un sistema costoso, inefficace e ingovernabile, che negli anni ha ottenuto un solo risultato evidente: divenire lo strumento per rimpatri accelerati dei cittadini tunisini, che nel periodo 2018-2023 rappresentano l’82% delle persone in ingresso in un Cpr siciliano e quasi l’86% dei rimpatri dalle strutture di Caltanissetta e Trapani. E’ quanto riporta l’aggiornamento 2024 del report “Trattenuti. Una radiografia del sistema detentivo per stranieri” di ActionAid e del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari. Proprio dai Cpr siciliani parte nel 2023 il 54% dei rimpatri a livello nazionale. in Sicilia secondo Actionaid si moltiplicano i circuiti detentivi e si crea un sistema per la gestione rapida delle domande d’asilo e dei rimpatri, direttamente in frontiera, in uno scenario di confusione tra sistema di accoglienza e detentivo. Nel periodo 2018-2023, il Cpr di Caltanissetta ha registrato una media di 44 presenze giornaliere e di 646 ingressi annuali. E’ la prima tra le strutture che hanno trattenuto il 67% delle oltre 50mila persone transitate nei centri detentivi italiani tra 2014 e 2023. Tra 2018 e 2023 invece, il Cpr di Trapani ha registrato una media di 58 presenze giornaliere e di 572 ingressi annuali. “I dati sui centri detentivi in Sicilia parlano chiaro e confermano il quadro nazionale di un sistema che dovrebbe essere deputato al rimpatrio e nei fatti, si fonda sul solo accordo con la Tunisia, un paese tutt’altro che sicuro. Una politica che fa leva sul trattenimento in frontiera, in particolare in Sicilia” dichiara Giuseppe Campesi dell’Università di Bari. L’analisi presentata impone nuove domande all’esecutivo e agli amministratori locali. Ci auguriamo società civile e decisori ad ogni livello, vogliano usare i dati messi a disposizione dando vita a un dibattito informato e auspicando la chiusura di luoghi inutili e di porre fine a una politica, mai valutata realmente, che a livello nazionale porta al 10% dei risultati attesi.
IMMIGRAZIONE - “CPR, GESTIONE INCONTROLLATA”
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