MESSINA DENARO - COPRIRONO LATITANZA DEL BOSS, CHIESTI 30 ANNI

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Furono arrestati a marzo dello scorso anno con l’accusa di aver coperto la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. La procura di Palermo ha chiesto la condanna a 12 anni ciascuno per Massimo Gentile e Cosimo Leone e a 6 anni per Leonardo Gulotta. Sono tutti sotto processo in abbreviato. Originario di Campobello di Mazara Gentile, architetto, viveva in provincia di Monza, e aveva un incarico amministrativo al Comune. E’ parente di Salvatore Gentile, killer ergastolano, marito dell’amante storica di Messina Denaro Laura Bonafede. Secondo gli inquirenti, tra il 2007 e il 2017, l’architetto avrebbe ceduto più volte la sua identità  al capomafia ricercato, consentendogli così di acquistare un’autovettura e una moto, di stipulare l’assicurazione sui due mezzi, di compiere operazioni bancarie, “insomma – scrissero i magistrati – di vivere e muoversi nel suo territorio come un cittadino qualunque. A Cosimo Leone, cognato di Gentile, i pm contestano di aver garantito al boss latitante, a novembre del 2020, di fare in sicurezza una Tac al torace e all’addome, di avergli consegnato un cellulare riservato durante il ricovero all’ospedale di Mazara del Vallol. Leone sarebbe stato, dunque, per Messina Denaro “oltre che un indispensabile tramite con l’esterno durante l’intero periodo di degenza, anche un importantissimo punto di riferimento all’interno dell’ospedale”. Gulotta, infine, è¨ accusato di aver messo a disposizione di Messina Denaro, tra il 2007 e il 2017, la propria utenza telefonica per poter ricevere comunicazioni dal rivenditore dell’autovettura acquistata sotto falso nome e dalle agenzie assicurative dove erano state stipulate le polizze per la macchina e la moto comprate con l’identità  di Gentile.

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